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Effe

Un giorno entrai in camera di mia madre per cercare un efficace nascondiglio. Mi guardai intorno e il mio sguardo si posò sul comodino accanto al letto su cui erano posati una lampada, un orologio e un libro. La copertina ingiallita dagli anni aveva le orecchie stropicciate e le scritte nere e rosse sbiadite. Alberi stilizzati si ergevano e il loro inizio e la loro fine fuoriusciva dai contorni del libro. Sforzando gli occhi notai un bambino, le gambe cavalcioni su un ramo e un pezzo di pane in mano. Pochi giorni dopo scoprii che il suo nome era Cosimo Piovasco di Rondò, un bambino che visse sugli alberi, ma che, nonostante tutto, amò sempre la terra. Quel bambino, dai cui occhi splendevano libertà, curiosità e gioia, mi insegnò il valore delle parole, dei libri, delle avventure, delle speranze, della vita. Benvenuti. Sono Effe, l'erede di Cosimo.